In bici pieghevole lungo il Naviglio Grande

Ecco il tragitto che ho percorso con la mia bicicletta pieghevole Tern P9 lungo il Naviglio Grande dalla darsena di porta Ticinese di Milano ad Abbiategrasso.

Si tratta di una pedalata molto semplice e completamente pianeggiante di circa 20 chilometri per lo più su pista ciclabile lungo il Naviglio Grande, interessante sia dal punto di vista storico che da quello paesaggistico. Si possono anche vedere alcuni orrori tipici dello sviluppo urbanistico selvaggio dell’hinterland milanese.

Da notare che in questo tratto il Naviglio Grande è frequentato anche da famiglie a piedi, mamme con passeggino, gente che corre, pensionati sulle panchine che leggono il giornale, etc. Il percorso è quindi sconsigliato a chi voglia fare sport serio, spingendo a fondo sui pedali.

Ecco il tragitto in foto.

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Si può fare! (ma solo in Olanda)

Due giorni di lavoro nel sud dell’Olanda e rientro con quale certezza in più e forse qualche speranza in meno.

La certezza è che esiste vicino a noi un esempio illuminante di utilizzo del territorio a misura di ciclista (ma forse è meglio dire a misura di uomo). Ho visto infatti cose che voi ciclisti milanesi… strade di medio scorrimento formate da tre carreggiate due rosse laterali per i ciclisti e una centrale per le auto. Le auto viaggiano normalmente a destra (un po’ sulla ciclabile e un po’ sulla carreggiata grigia) ma quando trovano un ciclista si spostano sulla parte grigia. Strade a grande scorrimento con piste ciclabili sicure e separate anche negli incroci.

La speranza in meno è che non basterebbero milioni di litri di vernice rossa ma servirebbe cultura del territorio, senso civico e una classe dirigente (politica inclusa) che guida gli investimenti in questo senso. Noi invece cosa facciamo? Investiamo in nuove autostrade, vedi la Milano-Brescia.

Speriamo che domani dimentico tutto e torno a credere che possiamo cambiare anche noi.

Diritto alla sicurezza e scelte politiche

Da in po’ di tempo a Milano faccio tutti i giorni in bicicletta il tragitto dal Parco delle Basiliche a piazza Cavour, passando dal Policlinico.

Si tratta di una arteria importante e In teoria ci sarebbe la pista ciclabile ma nei fatti si tratta di una serie di segmenti senza continuità e senza separazione efficace dal resto della carreggiata. In più, spesso la timida linea gialla che segnala la ciclabile si interrompe a qualche decina di metri dagli incroci.

Ovviamente non è una novità (anche qui è più di un anno che lo segnaliamo). Si sà.
Non si può non capire e vedere che se la ciclabile non ha almeno un cordolo, viene occupata dai mezzi a motore.
Non si può non capire e vedere che se la ciclabile non è continua, i mezzi più forti la occupano in un attimo.
Non si può non capire e vedere che la pista ciclabile non prevede i due sensi di marcia, si scoraggia l’uso effettivo.

Si tratta nei fatti di una negazione del diritto alla sicurezza per quella fetta di cittadini che hanno deciso di spostarsi in bicicletta.

Devo tristemente prendere atto che si tratta di una implicita indicazione politica sulle linee di sviluppo della città di Milano?

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Il ciclista urbano messo alla prova (nuovo episodio)

Nuova casa a Milano e nuovo tragitto in bici. Dal Parco delle Basiliche alla Stazione Centrale attraverso la circonvallazione interna e via Turati.

Tra piste ciclabili a singhiozzo (non capirò mai come il Comune abbia potuto ideare una cosa del genere), doppie file (le considero un filino sotto al tentato omicidio, ma di poco) e parcheggi selvaggi sulle piste stesse (polizia urbana dove sei?!), pavé sconnesso (bello a vedersi, per carità)… il ciclista urbano milanese (io) è messo alla prova nello spirito e nel fisico.

Non parliamo, è meglio, del percorso di ritorno (forse immaginato dal regolatore da farsi in taxi?).

Auguri a me e a tutti i ciclopendolari.